Ortona d’oro

Non solo l’Amerigo Vespucci che con le sue eleganti vele, ponti  e cime è salpata da Ortona dopo essere stata visitata da 27.000 persone. Dall’altra parte della storia, quella più truce,  un’altra nave salpò da qui in una pagina controversa e discussa della seconda guerra mondiale, la fuga del re Vittorio Emanuele III per Brindisi nel 1943 dal molo Martello, il giorno dopo la firma dell’armistizio. Anno terribile per la cittadina, che oggi apre la bellezza della costa dei Trabocchi, a causa di un groviglio di avvenimenti che, come un codice senza fili, si allungarono sulla linea Gustav  voluta da Hitler da Ortona al controaltare Cassino. E’ il carro armato all’ingresso della città utilizzato nella guerra,   e donato dai veterani canadesi  a fissarne, come un totem,  la tragedia ma, ancora di più,  la pietas struggente del  cimitero militare, il più grande di caduti canadesi in Italia,  1665 lapidi come sudari  a ricordare la cruenta distruzione di vite,  monumenti e case nella  battaglia di Natale del ’43, ma anche il coraggio e la resistenza che valsero la medaglia d’oro al valor civile ad Ortona. Aveva ragione d’Annunzio quando parlava della bellezza della cittadina materna, Luisa De Benedictis,  “nel piccolo golfo ricurvo è uno scintillamento meraviglioso di stelle riflesse dall’acqua tranquilla” che, nelle caldi estate della sua infanzia, non voleva tornare a Pescara. Quale incredibile connubio fra lui e Francesco Paolo Tosti, nato  ad Ortona nel 1846[DNR1] ,  quando il poeta scrisse l’ammiccante testo “A vucchella” musicata da Tosti e replicata nel tempo fino all’oggi, da Caruso a Pavarotti. Che intrecci incredibili di arte, musica, poesia, pittura,  quelli del cenacolo michettiano fra d’Annunzio, Michetti, Tosti,  e poi altri fra cui Basilio Cascella, il cui figlio Tommaso nacque ad Ortona nel 1890. Una storia, quella della città,  tangente a regalità e santità, miscelate fra queste vie e pietre, per l’ ultima dimora di Margherita d’Austria che qui morì nel 1586 ma anche, e soprattutto, santità  per le reliquie dell’ apostolo  San Tommaso, Caravaggio lo raffigura mentre, incredulo, tocca il costato di Gesù risorto, da allora iconografia del dubbio umano, trasportate nella Basilica omonima nel 1258. Da allora veglia, il Santo, sulla città “biancheggiante… come su un colle della Palestina… intagliata nell’azzurro” ed il pensiero ritorna al cimitero, quello spoon river di giovani tanto giovani che lì ora riposano sotto  la foglia d’acero canadese sulle loro lapidi, sulle  loro date…

Raffaella De Nicola

Veduta di Ortona. (Presa dal web)

Foto di copertina: Ortona cimitero canadese (Presa dal web)

Panorama (presa dal web)

Raffaella De Nicola, giornalista scrittrice


 [DNR1]