BOLOGNA, E LA STORIA CONTINUA….
di Raffaella De Nicola
Se entri nella pancia di Bologna , dove sono, sotto il voltone del Podestà aspettando la guida, non riesci a divincolarti, fra studiosi e studenti, dalla matrice della prima università occidentale, quella degli studi giuridici che determinarono la sua configurazione e la nascita del concetto di università nel 1088 grazie a Irnerio, giurista e accademico. Connotazione forte, vivace, moderna che si sposta sotto la luce rossastra di una città, fra il dentro e fuori dei portici, elemento segnico deputato a proteggere.
I portici per l’appunto che, seguendo una delle belle visite guidate dell’Associazione “Succede solo a Bologna”, guardo a testa in su, i beccadelli sporgono in legno o muratura, hanno anticipato i portici, e poi l’articolata struttura dei nove tratti rimasti in legno, segno di quell’abuso edilizio su suolo pubblico che venne usato per aumentare gli spazi abitativi dei piani superiori rispondendo, così, alle richieste di affitto degli studenti.
Legno di rovere appennino, noce, ulivo con rughe profonde che intrecciano la linfa degli alberi che erano con quella della vita nel doppio binario: l’animosità delle botteghe artigiane sotto e il silenzio, sopra, dello studio nelle stanze ricavate per ampliare lo spazio della casa.
Certo è che questo paradigma così unico e distintivo, nato intorno al 1041, è entrato a gamba tesa nell’identità costruttiva della città tanto che, due secoli dopo, siamo intorno al 1288, si stabilì l’obbligo di costruire il portico in muratura per ogni abitazione, sostenendo una maggiore igiene e pulizia del piano terra e regalandoci quel prezioso lascito urbanistico che ha permesso la recente candidatura all’Unesco.
Intanto, mentre giro, guidata, nella Bologna medievale ci avviciniamo al portico più alto della città, via Altabella – palazzo dell’Arcidiocesi, dopo aver guardato, naso in su, i bei segni liberty del Canton de’ Fiori, in casa Stagni,che rievocano con la canabis l’importante commercio e lavorazione della canapa.
Abbiamo lasciato alle nostre spalle le migliaia di formelle, una diversa dall’altra, di Piazza Maggiore e, forse, non a caso fiori, progettate nel 1400 dall’architetto che aveva nel suo cognome il fiore, Aristotile Fioravanti.
Fatto è che nella visione suggestiva del legno che regge i portici ci imbattiamo anche in una storia femminile di riscatto, Properzia de’ Rossi, (1490 circa – Bologna, 1530) prima scultrice rinascimentale, suoi alcuni capitelli . Su lei il Vasari scrive “ tutti gli uomini l’ebbero invidia” e, con il suo sguardo femminile in un ambito artistico prettamente maschile anticipò, di circa 60 anni, quella rottura operata poi dalla romana Artemisia Gentileschi, prima pittrice donna ad entrare nell’Accademia delle Belle Arti ed altra rara interprete femminile che con lei doveva dividere un carattere impetuoso e anticonformista.
Ambito femminile ante litteram quello bolognese se sia Laura Bassi, prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria, siamo nel XVIII secolo, che Felsina pittrice un secolo prima, si affermarono nel rigido mondo artistico dal monopolio maschile e sepolta, accanto a Guido Reni, nella Basilica di San Domenico.
E’ forse questo che colpisce , la continuità di questa città nel guardare, scendere in verticale nell’albero che si è fatto legno e indagare le radici rimodulando nuove versioni di se’, saper trovare un nuovo racconto, senza fermarsi.
Così Bologna con i suoi 38 km di portici intra moenia, che arrivano a circa 53 con gli extramoenia, con il portico più lungo del mondo, San Luca, quello più stretto di Bologna, 95 cm appena in via senza nome, quello più largo in S. Maria dei Servi, si candida in un progetto che appartiene a tutti, nella grande sensibilità che da sempre connota le pagine della sua storia e non perde occasione, sulla memoria del suo impegno sociale, di essere comunità, non dimentica ne’ Regeni, ne’ Patrick, ne’ il clima, ne’ chi ha i piatti vuoti in Piazza Maggiore, lì dove il linguaggio architettonico ha puntato su un portico, legame fra sopra e sotto,interno ed esterno annodando antico e moderno, in una storia che continua….
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