LA RELAZIONE PERFETTA – 4 ottobre festa degli animali
di Raffaella De Nicola
Mia figlia si è presentata con “il coso” in tasca “Gesù, ma quanto è piccolo?”
Aveva un pelo peloso, una liquirizia appiccicata in mezzo al muso, cuscinetti rosa, coda oscillante.
Il piccolo mostriciattolo, che non volevo, guaiva appena scomparivo dalla sua vista.
I carboni ardenti degli occhi seguivano ogni mio gesto, accucciato sulle mie pantofole peluche a forma di cane, pensava fosse lo zio,forse, mentre asfaltavo nervosa i panni sull’asse da stiro con il vapore che lo impauriva.
Un coniglio travestito da cane, questo sei, dicevo.
L’ho minacciato mentre brandelli del telecomando cadevano dalla sua bocca, ho trovato per anni calzini spaiati sotto i cespugli del giardino, scarpe nuove mozzicate, rincorso mentre lui rincorreva gatti.
L’ho difeso contro due cani che lo volevano mangiare, e sono finita in ospedale, mi è zumpato addosso, facendomi cadere, quando a Madonna Fore siamo stati travolti, quasi, dai cinghiali, è scappato dal mio giardino e l’ho ritrovato a 4 km di distanza perché voleva andare a trovare un amichetto che aveva conosciuto la mattina e gli ho chiesto la marca del suo sorprendente navigatore.
Il suo grazioso pelo peloso lo ha trasformato, nel tempo, in uno Yeti, alcune volte gli accarezzo la coda pensando sia il muso.
Nuvole aeree e leggere di gomitoli bianchi anticipano la sua entrata. Sparge ovunque, come un santone, la sua carismatica presenza, mentre lo inseguo con il folletto o si sgrulla, oh felicità, in una piovosa giornata, dentro casa .
Poi ha smesso di andare contro i gatti. Così ora c’è un ristorante a casa, tutto fuori controllo: la gang di mici viene, alzano la coda, fanno prrr prrr, si strusciano, mangiano e se ne vanno, anzi no se non sono sazi stazionano, però i gatti non sono mai sazi, per cui stanno sempre là.
Poi c’è il BeB per il riccio, trovato a ronfare dentro la busta delle crocchette del cane, mentre affondavo le mani e le ritiravo urlando punta dagli aculei.
Insomma gli anni sono passati, 16 in realtà. Lui, ora, il canuccio ha, giustamente, problemi di prostata, è stato operato, gironzola con il collare elisabettiano, sbatte ovunque e ha quegli aggeggi di pannoloni che sembra un formichiere.
Ma va bene così. Per lui , la vita che noi viviamo con dramma è solo un lungo, fedele, incantevole romanzo d’amore, una relazione perfetta e devota, mentre aspetta, aspetta sempre, il contatto con l’umano.
E vorrei innamorarmi come lui, zumpare addosso per la contentezza, felice matto di uscire insieme, essere appagata da una scodella e sentirmi membrana di una stessa cellula con gli umani
La premessa, dovuta, come dichiarazione d’amore al mio Happy, detto Pippo e a tutti gli altri animali, anche se, ovvio, con modalità diverse a seconda che siano domestici o selvaggi, è perché non a caso il 4 ottobre è la festa internazionale per i diritti e il benessere degli animali nel giorno in cui si onora S. Francesco.
Il Santo, nonostante la sua statura piccolina, è in realtà un Gigante nel mondo cristiano sì, ma anche nella storia spirituale della civiltà, l’alter Christus, l’uomo delle stimmate, Madonna Povertà , Sorella Acqua, Fratello Lupo. Sentiva nel suo ardere, che altri scambiavano per follia, il linguaggio dell’universo come proprio, tutti cellule di un unico smisurato magnifico corpo, la terra.
Che mondo sarebbe senza animali, senza il loro contributo nelle terapie (avete mai regalato un cane ad un depresso? No? Beh fatelo, vi sorprenderà), o addestrati per cercare corpi dalle macerie, o dal mare, che mondo sarebbe senza questo animismo, privato, quindi, del linguaggio muto, silenzioso, che passa dal loro al nostro mondo, infrangendo la finta sfera dell’incomunicabilità?
E’ un dialogo fra anime, escluso perciò a qualcuno che non brilla di sensibilità, è una grammatica primitiva, priva di sovrastrutture, che raccorda i due mondi, librandoli nella tenerezza, nell’incanto di uno scambio.
Ma non solo. La storia dell’uomo è profondamente intrecciata agli animali. E’ di un bisonte una delle più antiche rappresentazioni rupestri della storia, nella grotta di Altamira, di circa 21.000 anni fa. E per gli indiani d’America l’aquila è la madre della natura, messaggera di spiriti. Poi c’è la storia dell’arte, l’agnello simbolo di Cristo, il cane della fedeltà, il serpente della malvagità, l’ermellino, in Leonardo, della purezza…
Piacciono, gli animali, perché sono liberi, dominati dalla forza infallibile dell’istinto, ci riportano ad una dimensione autentica che si è persa nelle ombre del tempo.
Si racconta che il canto delle allodole accompagnasse la fine di San Francesco, e non dubitiamo sia vero così come mai il loro canto potrebbe accompagnare le migliaia di persone che, abusando della superiorità umana, scrivono le peggiori pagine di vita con la loro condotta perfida, di abusi e torture, o divertimento di una caccia crudele, in un dialogo spezzato con la natura più intima, alta e pulita della razza umana. Un’occasione persa, per loro, come l’apparizione fugace e improvvisa del cervo in una radura luminosa, siamo nel film “Il Cacciatore”, che guarda verso l’uomo, prima di scomparire, regale, lui, nel fitto del bosco.