IL CLIMA DELL’AQUILA

di Raffaella De Nicola

Quando scende dal bus che l’ha riportata a L’Aquila dall’Emilia Romagna, percezione del caldo a 50 gradi, le verrebbe da fare come Cristoforo Colombo, spalmarsi sulla terra e baciarla. Più decorosamente, invece, apre i polmoni e il vagito che le esce, perché sta tornando a vivere, è un “finalmente si respira”. Tanti i motivi per andare via ma, anche, qualcuno per tornare a casa. Parliamo del clima, queste torride estati, l’aumento delle temperature su scala globale, l’alta temperatura che desertifica i terreni, i rischi idrogeologici delle alluvioni lampo che hanno impatto e condizionano la nostra vita, la ragione che cede il passo alla pazzia con l’asfalto che frigge sotto i piedi. Con questo phon caldo che non da’ tregua neanche la notte, una vivibilità molto critica, non si dorme. Ma non qui, o almeno molto raramente qui, in questa conca aquilana, dove nella mia memoria rincorrevamo fiocchi di neve come bolle di sapone, aprivamo la bocca perché ci scendessero giù giù e l’estate, aggrappata ai fianchi, l’immancabile maglietta per coprire le spalle. Questa regia segreta sulle nostre vite che è il clima e le sue instabilità è qui, in questa valle incastonata nell’Appennino, un microclima che nei periodi estivi di alta pressione è caldo, sì, torrido, sì, ma generalmente non afoso, secco, più povero di umidità rispetto alle località marine, e quindi più sopportabile. Nella memoria comune si ricorda a malapena qualche giornata autunnale con la coltre di nebbia che nasconde, malinconicamente, il paesaggio, nonostante che il lago di Campotosto, realizzato negli anni trenta/quaranta, modificò il clima delle zone a ridosso del bacino lacustre, ma non certo a L’Aquila. Un clima, il nostro, “ temperato subcontinentale” con inverni rigidi e piovosi, la città più fredda d’Italia, sempre dal cilindro della memoria ritornano le scommesse di Bolzano vs L’Aquila , destinata ancora nel lungo periodo ad essere un’isola felice fra le estati infuocate della nostra penisola. Sono gli studiosi a dirlo in un paese, l’ Italia, l’ultimo in Europa, in cui la meteorologia è ancora in mano all’ambiente militare. Che la cultura e la curiosità sul clima sia una costante della identità aquilana è cosa, forse non palese, ma certa. Basta osservare il tono paternalistico, quando si parla delle gelate, quasi sornione, come a giustificare il figlio ribelle, ma in fondo orgogliosi di quelle intemperanze che, nella catalogazione popolare, hanno solo due riferimenti, il freddo, è l’inverno, il fresco, è l’estate. Che tutta la regia sia, e ritorna ancora e ancora, del Gran Sasso e della barriera montuosa, che arresta e frena le correnti balcaniche esponendo la città a quelle atlantiche, che portano generalmente pioggia, ed il Velino-Sirente, spiega anche la matrice di questo territorio, rivelandone le caratteristiche endemiche. E’ uno sguardo dall’alto quello degli studiosi abituati a leggere i dati dei satelliti meteorologici, visione privilegiata dell’atmosfera, nell’orbita terreste, a telerilevare dati che, insieme a quelli delle stazioni meteorologiche terrestri, e complessi modelli matematici, sono in grado di “diagnosticare” le condizioni atmosferiche la meteorologia su scale di tempi relativamente brevi, la climatologia su tempi più lunghi, anni, decenni, secoli. Molti di questi ragazzi che ora studiano i satelliti si sono laureati nella facoltà di Fisica dell’Università dell’Aquila, altamente formativa, e hanno potuto fare esperienza al Cetemps, istituito nel 2001, centro di eccellenza “della ricerca di base applicata su temi meteo-idro-climatici a livello regionale, nazionale e internazionale” con il Prof. Guido Visconti direttore fino al 2013, e ora, invece, il Prof. Frank S. Marzano al vertice . Che io parli di tutto questo con la Germania è presto detto. Mentre segue ed interpreta i dati satellitari nell’agenzia tedesca Francesco De Angelis, fisico aquilano dell’atmosfera e meteorologia, una passione nata guardando la neve, continua, in questa Europa senza frontiere, a monitorare la conca aquilana dove, insieme ad altri , era il 2011, ha creato una rete di monitoraggio targata meteo aquilano con, attualmente, più di 20 stazioni meteorologiche autofinanziate o pagate mediante sponsorizzazioni o collaborazioni, poste in punti strategici della città e zone limitrofe. Il Presidente è Andrea Cucchiarella, l’obiettivo è quello di aumentare la densità di stazioni nella conca aquilana, e perchè no? estendersi in Abruzzo, per monitorare e implementare l’archivio storico su scala decennale i cui dati sono consultabili in tempo reale sul sito web www.meteoaquilano.it. Un gruppo che vive di donazioni o sponsorizzazioni a cui si può contribuire diventando socio.Perché L’Aquila sia una città così fredda con “in media 50 giorni su 90 sotto lo zero, con punte sotto i meno dieci gradi (fonte Cetemps)” è sempre Francesco De Angelis, dalla Germania, a dircelo “La collocazione dell’Aquila in valle favorisce le inversioni notturne di temperatura con l’altitudine. Durante la notte, dopo che il terreno ha rilasciato il calore accumulato durante il giorno, l’aria fredda, più pesante rispetto a quella calda, si deposita sul fondo della valle, come avviene per l’acqua che, se versata in una bottiglia, si deposita sul fondo perché più pesante dell’aria. Questa situazione porta ad avere una temperatura più bassa in valle piuttosto che sui pendii delle montagne circostanti, oltre 10 gradi in meno. Quindi all’alba la temperatura in città può scendere sotto i 10 gradi sia d’estate che d’inverno.”Questo spiega le mani blu, i piedi sbattuti a terra, i lunghi riti della vestizione nelle brevi giornate di luce invernale. Fatto è che il gelo, con i suoi cristalli, giocano un ruolo fondamentale nella suggestioni della città. Molti dei nostri ricordi personali sono avvolti dal silenzio della neve e dalla magia dei fiocchi, come un film sulla cui pellicola bianca viene scritta la storia personale e collettiva di una comunità. Infine, un avviso per i naviganti politici: sarà difficile spostare questo clima privilegiato sulla costa anche se, siamo sicuri, tenterete anche questo.

La scheda che segue è ripresa dal sito del Cetemps ed è a cura di Carlo Fiorenza e Gabriele Curci

“La città de L’Aquila è situata nella conca omonima ad una quota media di 700m s.l.m., circondata dalle splendide catene montuose appenniniche, in particolare la catena del Gran Sasso (2914m) a E-NE (figura 1) e quella del Velino-Sirente (2487m) a S-SW (figura 2). La posizione e la quota rendono il clima de L’Aquila più continentale che mediterraneo; la definizione migliore è clima temperato subcontinentale, ossia estati calde e relativamente asciutte, con inverni rigidi e piovosi. Che l’inverno sia rigido lo dice il fatto che L’Aquila risulta la città più fredda dello stivale. In inverno la colonnina di mercurio è solita scendere in media 50 giorni su 90 sotto lo zero, con punte sotto i meno dieci gradi e con una media di 3 giorni di ghiaccio all’anno. Record storici, -22.3°C nel 1929, -18°C nel 1956 e nel 1985; recentemente -14°C nel 2004. Il freddo dunque non manca e neanche la neve. Come si affermava in una pubblicazione dell’istituto idrografico nazionale degli anni ’60, L’Aquila ha le stesse caratteristiche di un città piemontese con 8 giorni di neve all’anno. Tuttavia dagli anni ’60 la neve è diminuita in quantità e frequenza (circa la metà). Ma a parte queste considerazioni che esulano da questo contesto, osserviamo che, malgrado l’altitudine, L’Aquila è meno nevosa (come neve accumulata) di altre cittadine abruzzesi poste tra le colline del chietino o del teramano (per esempio di Guardiagrele, posta a circa 500m s.l.m., ai piedi della Maiella). La presenza del Gran Sasso difatti risulta un barriera per le correnti da Nord – Nord Est (balcaniche): l’aria umida che queste correnti acquistano passando sull’Adriatico rimangono al di là del massiccio abruzzese; la città risulta invece ben esposta alle correnti atlantiche (da ovest), che portano generalmente pioggia. Il clima invernale risulta dunque rigido e piovoso: con 214mm di pioggia è la stagione più piovosa dell’anno, con una percentuale di precipitazioni nevose che si aggirano al 28% sulle totali (negli anni sessanta era del 34%, nell’ultimo ventennio 20%). Altrettanto piovoso è l’autunno (210mm). Seguono la primavera con 163.7mm e l’estate con 122.9mm. Il mese più piovoso è Novembre, 91.3mm, il meno piovoso Agosto con 41mm. Se l’inverno è rigido e piovoso, l’estate è calda e relativamente asciutta: la bassa umidità dell’aria rende assai gradevole questa stagione, sebbene la sera le temperature scendano mediamente a 14°C, costringendo turisti e cittadini a munirsi di maglione (in città si dice che a L’Aquila ci sono 11 mesi di freddo e un mese di fresco).”

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